di Redazione Pescara
E’ una storia molto brutta, che racconta della pessima abitudine della direttrice del Conad in questione di trattare i collaboratori a pesci in faccia per i più svariati motivi. Ultimo episodio della serie un assorbente igienico fuori dal cestino del bagno, cose che succedono, per quanto sgradevoli, e la direttrice che tuona con un messaggio sulla chat di gruppo Whatsapp: “Voglio il nome e cognome di chi oggi ha il ciclo mestruale, ok? Sennò gli calo le mutande io! Questa storia deve finire…”. Lo scrive il Corriere.
Un sopruso vero e proprio che le dipendenti, e i dipendenti, del punto Conad hanno deciso di non sopportare più e l’hanno denunciata ai sindacati. Anche perché la donna non è nuova a storie simili: due anni fa la 50enne direttrice fu denunciata per estorsione dopo aver vessato, umiliato e infine costretto alle dimissioni un altro suo dipendente (“Ti garantisco che ti renderò la vita un inferno qui dentro, sai che non mi fermo davanti a niente…”), come scrive ancora il Corriere. Ma il 14 aprile scorso si è superato ogni limite: davanti al rifiuto delle lavoratrici del supermercato di comunicare il nome di chi aveva usato l’assorbente, la direttrice si è fatta consegnare la lista delle 12 commesse in turno e ha poi incaricato una capo-reparto donna di procedere all’ispezione corporale negli spogliatoi, invitando le dipendenti a togliersi pantaloni e mutandine. Una follia.
Così diverse di loro hanno denunciato la questione al sindacato Filcams Cgil che sta valutando l’idea di promuovere azioni legali contro la donna ipotizzando il reato di violenza privata. La vicenda è quindi finita sul tavolo dell’amministratore delegato della Cooperativa Conad Adriatico, Antonio Di Ferdinando, che dopo un’indagine interna e raccolti precisi riscontri tra i lavoratori, ha espulso la 50enne ormai ex direttrice con effetto immediato ed ha risolto il contratto d’affitto d’azienda che finora aveva legato alla Conad il punto vendita di via del Circuito. Il comportamento della direttrice, ha detto, “è stato inaccettabile”.
(29 aprile 2022)
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