di Giovanna Di Rosa
Introdotta dall’acchiappa-consensi, urbi et orbi, necessitante della benevolenza del Capo, ecco Pierluigi Biondi introdurre Meloni d’Italia al grido di “Ecco a voi il futuro presidente del consiglio dei ministri”: una tracotanza che pagherà gara, non ha chiesto il permesso a Salvini beatificato a Redipuglia da poche ore.
Ci pensa l’istituzionale leader che si trasforma in tigre irrefrenabile sul palco a placare gli animi con le parche espressioni che le sono proprie: “Nelle prossime settimane succederà di tutto: sono in modalità monaco tibetano” – un’affermazione che è confermata dalle numerose foto che girano per il web dove Meloni veste esattamente i panni della pacatezza attribuita ai monaci tibetani (senza esserci stati mai, tra i monaci tibetani). E proprio questo non avere fatto mai e non esserci stati mai il tallone d’Achille di fratelli e sorelle d’Italia. Loro vivono di supposizioni: suppongono di avere già vinto; suppongono che la leader simil-Le Pen sarà Presidenta; suppongono che faranno sfracelli; suppongono di una nuova Ducessa. Tanta ingenuità merita qualche grido e qualche affermazione incongrua.
La Divina dal palco non si smentisce a accontenta il popolino nero corso ad accoglierla come se non avesse di meglio da fare: “Sogno per i giovani un futuro di lavoro, non di dipendenza dallo Stato e dal movimento 5S” e la sua appartenenza al fallimentare governo Berlusconi del quasi-fallimento dell’Italia come ministra della Gioventù senza portafoglio sta lì a testimoniare che quello che dice è vero. Tanta sincerità sconcerta e gli aquilani, come preda di gas esilarante, si spellano la mani e inibiscono le loro corde vocali per le prossime 72 ore. Non sanno, quelli che la adorano come nuova dea della politica, che farà l’1% di quel che dice e durerà assai meno di quanto sogna.
Poi se la prende col mondo della Cultura, perché il Minculpop è sempre dietro l’angolo: “Secondo voi è possibile che in tutto il mondo dello spettacolo non ce ne sia uno che la pensa come noi?” e dimostra di avere la memoria corta: il suo padre politico e sodale di coalizione, finché dura, candida una certa Rita Dalla Chiesa che da quel mondo proviene; dimentica Iva Zanicchi che non fa mistero della sua collocazione (né della sua indimenticabile partecipazione al nulla politico berlusconiano come deputata europea) né del sua cattivo gusto a provocare Drusilla Foer…
Ma forse Meloni non si riferiva alle candidature da RSA dei suoi alleati, ma ai giovani. Quelli lì bisogna tirarli su da piccoli, e il palco de l’Aquila ci racconta come diventano da adulti. Non è proprio un bello spettacolo. Per stare in tema, mica per opporsi.
(8 settembre 2022)
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