di Alfredo Falletti
L’On.Vannacci, parlamentare europeo e già autore di un libercolo di cui ha dichiarato di avere venduto ben trecentomila copie e dopo avere ricevuto ben cinquecentomila voti certificati alle recenti europee con la sua eccelsa opera ha reso noto che esiste un diritto non scritto ad esprimere odio e disprezzo chiamandolo libertà di opinione ed espressione.
Soggetti plasmati dallo stesso spessore etico e mentale avevano sdoganato il fascismo in realtà mai morto, figlio e nipote di quel ventennio, ma opportunamente mutato dai tempi – neanche poi così tanto a guardarlo bene – sono caratterizzati da una spiccata difficoltà nella conoscenza della lingua italiana e dall’assenza di ogni raziocinio, tanto da ritenere che esternazioni che non sarebbero degne nemmeno delle più malfamate taverne di angiporto possano essere annoverate quale patrimonio comune. Anche un’epidemia di vaiolo, secondo questi canoni, potrebbe esserlo. E volendo esagerare, persino il riferimento ad un augusto fondatore che oggi non si rispecchierebbe in una destra che comprime i diritti [cit.].
Come se ciò non fosse già abbastanza, i nostri campioni lanciano il principio secondo il quale si potrebbe dimostrare di essere uomo slacciandosi i pantaloni in pubblico, quasi che qualsiasi primate non fosse dotato di testicoli e pene. Tanto vale leggersi Il Libro della Giungla, lì almeno Baloo fa l’orso e nemmeno arrischia un filosofeggiare stantìo sulle differenze tra uomo e Uomo.
A questo punto è meglio evitare di addentrarsi nell’opera di Leonardo Sciascia, che ne “Il giorno della civetta” descrive da uomini a quaquaraqua: fatti salvi i canoni tipici di oltre sessant’anni fa e del contesto culturale nel quale si svolge il profondo dialogo tra il “Don” e il Comandante dei carabinieri del paese, a certa umanità, non basterebbero sette ere geologiche per capirlo.
(14 agosto 2024)
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