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O di come rendere impopolari i ristoranti in due manifestazioni… A mani alzate

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di  Giovanna Di Rosa, #Politica

Non ho mai capito, ma è ottusità personale, perché per un singolo pasto in un ristorante devo spendere la cifra che spendo in un supermercato per farmi la spesa per dieci giorni, dunque soprassiedo dal fastidioso esercizio di sedermi a un tavolo, gestito da ristoratori che vanno in televisione come fossero stelle del cinema, dovendo spesso discutere per avere la fattura.

Ho risolto il problema-ristoranti, prima, diciamo così, che questi confondessero le bombe carta con la cipolla al cartoccio e dimenticassero di dissociarsi dai violenti. – a parte il sassolese Antonio Alfieri che in un video (in basso), con grande dignità, dice chiaramente “Per me finisce qui” e sbatte la porta del movimento che aveva contribuito a fondare.

Il capolavoro dei signori di “Io Apro”, quelli che sono andati come se fossero apostoli con portavoce al seguito convinto di essere un grande comunicatore, da Lucia Annunziata nella domenica pomeriggio dell’11 aprile, dove sono stati fatti a pezzi dalla conduttrice che li ha demoliti ad ogni parola e non se ne sono nemmeno accorti, impegnati a rassicurare che in piazza, il 12 aprile, ieri, non sarebbe successo nulla di serio. Meno male.

Insomma un capolavoro. Giuste istanze condite da Casapound, bombe carta, idranti, ferito al seguito, tentativi di rompere gli argini delle transenne, cariche, fumogeni e nessuna dissociazione dai violenti. Insomma, in due manifestazioni, i geniali ristoratori che si spera cucinino meglio di quanto facciano la politica, si sono inimicati mezzo paese. Il resto è Lega e Casapound e Forza Nuova. Resta un 75% di gente che si è così rotta i coglioni di sentire questa categoria lamentarsi senza accorgersi di essere preda di giochi politici che questi signori rischiano di avere i ristoranti vuoti persino dopo, quando questo casino sarà finito, e non certo per merito loro.

Eccoli dunque alla prova del dopo i costruttori di ponti della lasagna, i buffalo bill del tortellino, i gandhi della cotoletta alla bolognese, i manifestanti del ragù al coltello no è meglio macinato, in perenne accapigliarsi, non importa con chi: eccola in piazza la politica del bambino viziato che pesta gli augusti piedini gridando alla mamma “voglio aprireeeeeeee” e guai a non aprirgli. Eccoli, solleticati da Salvini, gli statisti del tiramisu, comunicatori del profiterol che nemmeno sanno dare un portato emotivo alle loro azioni, rovinarsi con le loro mani in appena due manifestazioni per andare a dare lezioni al governo.

Tutti geniali rappresentanti di certa Italia. Quella che sta proprio all’estrema destra di sé stessa come la piazza raccontava: istituzionale, all’opposizione e tra gli agitatori della piazza del pollo ripieno che si contrappone allo stato. Proprio ciò di cui si ha bisogno al ritmo di 500 morti al giorno: La gente schiatta e io voglio riaprire – “Io voglio riaprire e quindi apro”, da dichiarazione di ristoratore alla fame a Radio 24 – tutto perché “prima gli Italiani”. Più salviniani di così…

(13 aprile 2021)

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