di Giancarlo Grassi
Quel polo, terzo, di cui si parla dall’estate scorsa e che nei mesi è stato lista unica, poi federazione, poi un work in progress infinito e “costituente” che, tra alti (pochi) e bassi (molti, anche bassissimi) nazionali, conditi con tante dichiarazioni di intenti, sembra non arrivare mai al dunque, si contraddistingue negli ultimi giorni per le scintille, le frecciate, gli sgarbi tra le due anime che appaiono separate in casa e coinvolte nell’organizzazione di un matrimonio molto scomodo.
L’attitudine alla dichiarazione compulsiva di Calenda, che da leader di facciata sembra sempre più preoccupato da una leadership non riconosciuta, creano malumori quotidiani nella base e nei territori, nei quali, in realtà, il progetto terzopolista non è mai partito. Totalmente assenti dal confronto, probabilmente perché non rappresentativi, certamente perché non troppo considerati, tutti i gruppuscoli autodichiaratisi rappresentanti di qualcosa, sventolatori di un millantato liberalismo che sacrificherebbero volentieri per un posto al sole che manca da tempo e che ora si ritrovano in una scatola sempre più vuota.
Così come quel +Europa, distaccatosi da Azione per le elezioni politiche e la sicurezza di un paio di eletti, poi rientrato nel progetto ed ora silente, di fronte ad una strada che sembra andare ovunque, tranne che verso il lieto fine.
Che i due leader fossero amici-nemici lo si potrebbe definire il segreto di pulcinella, certo l’involuzione delle ultime ore dovrebbe aprire gli occhi anche a coloro (pochi) che avevano creduto (sperato) in una fine diversa. Nell’attesa delle nuove mosse di Renzi e delle incontinenti dichiarazioni quotidiane di Calenda, si è consumata l’ennesima brutta pagina di questa lunga vicenda.
(11 aprile 2023)
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